L’influenza della mente sulla realtà materiale

 

Il fisico Robert Jahn, preside di ingegneria e del laboratorio del PEAR (Princeton Engineering Anomalies Research) all’Università di Princeton e la sua collega Brenda Dunn dedicarono molti anni allo studio e alla misurazione del fenomeno della “micro-psicocinesi”, verificando l’influenza della mente su particolari  macchine, dette generatori di eventi casuali (REG), che rappresentano l’equivalente informatico del tradizionale lancio della monetina.

Nella maggior parte di questi esperimenti, il REG produceva sullo schermo del computer due immagini piacevoli, alternandole in modo casuale. Ai partecipanti era chiesto in un primo momento di focalizzarsi su una delle due immagini, allo scopo di condizionare la macchina a produrre con maggior frequenza quell’immagine rispetto all’altra, e in un secondo momento era loro chiesto di non esercitare alcuna influenza sulla macchina.

I risultati emersi da oltre due milioni e mezzo di prove, e replicati da sessantotto sperimentatori, dimostrano che l’intenzione può effettivamente influenzare queste macchine, condizionandole nella direzione espressa mediante la concentrazione del pensiero.

Molte altre ricerche condotte sulla psicocinesi non solo confermavano gli effetti misurabili dell’influenza mentale sulla materia, ma rivelavano anche che questi effetti si manifestavano indipendentemente sia dal tempo, ovvero dal momento in cui l’intento era stato emesso, sia dallo spazio, trascendendo la distanza tra chi formula l’intenzione e l’oggetto bersaglio.

John Hasted, professore alla facoltà di fisica di Londra, ha studiato per molti anni il fenomeno del piegamento dei metalli, dimostrando, attraverso esperimenti condotti con bambini e in condizioni rigidamente controllate, che la mente influenza la materia. Il disegno sperimentale era così delineato: lo sperimentatore appendeva al soffitto un certo numero di chiavi, fissando ad ognuna di esse un misuratore di tensione che registrasse qualunque alterazione fisica della chiave. Poi posizionava il bambino a una distanza variabile da un minimo di uno a un massimo di tre metri dalla chiave bersaglio; al bambino era dunque chiesto di cercare di piegare la chiave appesa al soffitto. Nel corso di queste prove fu possibile osservare oscillazioni delle chiavi, che in certi casi arrivavano addirittura a rompersi; inoltre il misuratore di tensione registrava improvvisi picchi di voltaggio che talvolta toccavano il limite stesso dell’apparecchio, ovvero 10 volt.

In una variante dell’esperimento veniva chiesto ai bambini di direzionare le loro intenzioni a più chiavi appese a distanza l’una dall’altra; in questo caso i misuratori di tensione registravano segnali simultanei, suggerendo che le intenzioni e i pensieri del soggetto avessero influenzato nello stesso tempo tutte le chiavi.

Lo trovate su :http://www.scienzanoetica.it/esperimenti.html

Ciò fa riflettere su quanta poca coscienza abbiamo di come usiamo la mente, e di come se non stiamo attenti è il mondo a dirigerla al nostro posto..