( ) esiste un’ampia gamma di specie che esibiscono comportamenti che rispondono alla definizione del lutto; fra esse ci sono gli elefanti. Un esempio particolarmente convincente di lutto fra gli elefanti viene dal gruppo coordinato da Iain DouglasHamilton, dell’organizzazione Save the Elephants, che nel 2003 ha seguito le reazioni degli elefanti della riserva nazionale Samburu, in Kenya, all’agonia e alla morte di una matriarca chiamata Eleanor. Appena Eleanor ebbe un collasso, Grace, una matriarca di un’altra famiglia, andò immediatamente in soccorso, usando le zanne per aiutarla a rimettersi in piedi. Quando Eleanor cadde di nuovo, Grace rimase con lei, continuando a cercare di rialzarla, per almeno un’ora, benché a quel punto fosse arrivata anche la famiglia di Eleanor. Poi la matriarca morì. Nel corso della settimana successiva, femmine di cinque famiglie di elefanti, compresa quella di Eleanor, mostrarono un acuto interesse per il suo corpo. Alcune di loro sembravano turbate, e davano dei colpetti o delle spinte con la proboscide o con le zampe al cadavere, oppure si dondolavano avanti e indietro accanto a esso. Sulla base delle reazioni delle femmine (in nessun momento il cadavere fu visitato da un elefante maschio), Douglas-Hamilton concluse che gli elefanti esibiscono una cosiddetta risposta generalizzata alla morte: si addolorano non solo per la perdita dei parenti stretti ma anche di individui di altre famiglie. Anche i cetacei sembrano esibire una risposta generalizzata di lutto. Alle Isole Canarie, nel 2001, Fabian Ritter della Mammal Encounters Education Research ha osservato una madre di steno, o delfino dai denti rugosi, spingere e recuperare il corpo del suo piccolo morto in modo molto simile a quello della madre delfino osservata da Gonzalvo ad Arta. Non era sola: in certi periodi era scortata da due adulti che nuotavano in sincronia con lei, e in altri momenti un gruppo di almeno 15 delfini modificava i suoi spostamenti per includere la madre e il piccolo morto. La perseveranza della madre fu notevole; il quinto giorno, quando cominciò a dare segni di stanchezza, gli individui che le avevano fatto da scorta si unirono a lei sostenendo il piccolo sul proprio dorso. Comportamenti che rientrano nella definizione di lutto sono stati osservati anche nelle giraffe. Nel 2010, nella riserva Sosambu, in Kenya, una femmina di giraffa di Rothschild diede alla luce un piccolo con un piede deforme. Il piccolo camminava di meno e rimaneva più fermo degli altri nuovi nati del gruppo. Durante le sue quattro settimane di vita, Zoe Muller, biologa del Rothschild’s Giraffe Project, che ha sede in Kenya, non vide mai la madre allontanarsi da lui di più di 20 metri. Nei branchi di giraffe gli individui spesso sincronizzano le proprie attività, per esempio pascolando insieme, ma la madre preferiva astenersene per rimanere accanto al piccolo, benché questo mettesse a rischio la sua incolumità.

di Barbara J King

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