(…) Dissi ai giovani in quella occasione di “non appiattirsi nella mediocrità”, di “non vivere solo a metà”, ma di “prendere nelle loro mani la propria vita”, per “farne un autentico e personale capolavoro”. Ciò naturalmente vale anche per voi, e ne ho avvertito l’eco nelle parole dei due vostri amici e interpreti, quando, accennando alle difficoltà e ai disagi dell’odierna realtà sociale, hanno denunciato il pericolo di adagiarsi nella provvisorietà come stile di vita, di cedere allo scoraggiamento e di cadere nell’emarginazione. Per questo anche a voi io ripeto: a nessuno è lecito “abbandonarsi”; oggi è più che mai necessario, proprio per superare le difficoltà, che “prendiate in mano” la vostra vita! Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro!

Ma in concreto, voi potete chiedere, che cosa significa e cosa comporta tutto questo? Ecco, intendo dire che ciascuno di voi deve essere pienamente se stesso, sviluppando al meglio tutte le sue potenzialità, cercando di costruirsi compiutamente come persona.  Senza presunzione, certo, senza arroganza, ciascuno di voi deve fare appello coraggiosamente a quelle interiori risorse, deve avvalersi di quelle personali energie, che Dio creatore e provvidente ha posto in lui come altrettanti suoi doni. Il giovane che diventa uomo, pur se può usufruire dell’assistenza e dell’aiuto di altri dovrà in definitiva costruirsi con le sue forze. Non si tratta di sollecitudine e di chiusura egoistica in se stessi. Si tratta unicamente di fedeltà della propria verità di essere umani, portatori di un proprio irripetibile destino.

Sappiate, dunque, “prendere in mano” la vostra vita. Fatelo in nome di quel nucleo interno indistruttibile, che è la vostra libertà personale: un grande e prezioso dono, che Dio vi ha fatto e che Dio stesso rispetta. Quando si tratta delle scelte di fondo, quando, vi ripeto, urgono le decisioni, allora l’iniziativa spetta a voi: tocca a voi muovervi e camminare! (…)

Giovanni Paolo II

1985 Discorso ai giovani della Sardegna


capolavoro