Colui che ha riconquistato consapevolezza della propria natura spirituale diventa felice. Non si lamenta, non ha desideri di possesso ed è equanime verso tutti gli esseri viventi. In questa condizione può servirMi con una devozione pura.  (Bhagavad-gita XVIII.54)

Nel momento in cui il soggetto si è liberato dai condizionamenti ottiene il più alto scopo della vita: il “Mio amore”, dice Krishna, mad-bhaktim.

Affidarsi all’azione del sé spirituale sulla buddhi per diventare coscientemente ed effettivamente quello che si è in essenza, permette di passare dalla frammentazione della personalità e dal logorante travaglio delle forze contrastanti, all’armonia della cooperazione feconda di tutte le energie.

L’alchimia della felicità. 

da ” Il ruolo della Volontà “

di Marco Ferrini